Novità sul fronte dell’immunosoppressione
Si tratta di una scoperta molto interessante effettuata dal professore Pere Santamaria, dell’Università Canadese di Calgary. Lo studio, effettuato in collaborazione col JDRF (Juvenile Diabetes Reasearch Foundation) – una delle maggiori associazioni di diabetici tipo 1 al mondo) – apre un nuove prospettive sulla cura del diabete tipo1 e più in generale delle malattie autoimmuni.
Uno dei fronti su cui si combatte questa strana malattia è quello dell’immunosoppressione. Questo metodo punta a “disabilitare” gli anticorpi che per qualche motivo (ancora da stabilire) riconoscono come estranee le cellule beta del pancreas e le attaccano, impedendo così al corpo di produrre l’insulina.
Questo fronte si è sempre dimostrato poco efficace in quanto “L’eliminazione di queste anticorpi che aggrediscono il pancreas non può essere effettuata senza eliminare anche le cellule affini che ci proteggono dalle infezioni e dai tumori” ha spiegato Pere Santamaria .
Santamaria ed il suo team, in un articolo sulla rivista Immunity, descrivono un possibile meccanismo in grado di arrestare la progressione della malattia ed i risultati sullo sviluppo di immunosoppressori specifici (antigen-specific).
“Essenzialmente esiste una lotta interna tra cellule T che tendono a causare la malattia e cellule T più deboli che tendono a inibirla”, spiega Santamaria. Stimolando opportunamente la produzione di cellule T “benigne”, è possibile controbilanciare causato dalle cellule T iperattive.
A tale scopo i ricercatori hanno sviluppato un “vaccino” (virgolette sono d’obbligo) basato nanoparticelle rivestite da frammenti di proteina.
Utilizzando un modello murino del diabete di tipo 1, i ricercatori hanno scoperto che il nanovaccino era in grado di attenuare la progressione della malattia nei topi prediabetici e di ristabilire il normale livello di glicemia nel sangue degli animali.
Le prospettive sono molto interessanti, non solo per il diabete tipo1. Questo metodo potrebbe portare a sviluppare immunosoppressori specifici per una determinata malattia autoimmune, senza compromettere completamente il sistema immunitario. Malattie come la sclerosi multipla e l’artrite reumatoide.
Scuola e diabete giovanile
La scuola rappresenta il primo banco di prova per chi si ritrova il diabete tipo 1 già da bambino. Sia per una questione di gestione della malattia, sia per motivi prettamente sociali e di interazione con altre persone. Questo post è quindi dedicato ai genitori, con la speranza di aiutarli un pò a destreggiarsi con la gestione dei pargoli a scuola.
Premessa: Le linee guida del ministero della salute
Nel 2005 è uscita una circolare dell’allora Ministro dell’Istruzione Moratti che stabilisce le linee guida per la somministrazione di farmaci nelle scuole, che potete trovare a questo link:
http://www.agd.it/scuola/immagini/min_linegui.pdf
Riassumendo, l’iter è questo:
- Presentare richiesta scritta al dirigente scolastico includendo la certificazione medica attestante lo stato di malattia del bambino e la prescrizione specifica dei farmaci da assumere (conservazione, modalità e tempi di somministrazione, posologia).
- Il dirigente scolastico, in base alle possibilità offerte dalla scuola può:
- Individuare il luogo ideoneo in cui conservare e somministrare i farmaci
- Individuare il personale adatto tra:
- Personale docente e ATA che abbia seguito un corso di formazione di pronto soccorso (DL. 626/94)
- Genitori o familiari o terzi con delega, previa autorizzazione del dirigente scolastico
- Personale della ASL, membri di associazioni di volontariato, assistenti sociali
Sta poi alle singole regioni di regolamentare queste procedure. Per la Regione Lombardia, potete consultare questo link: http://www.fdgdiabete.it/fdgleggi/public/rl_diabscuola.pdf
Diabete e scuola
Una considerazione. Le scuole affrontano quotidianamente il problema dell’inserimento di alunni con condizioni ben peggiori del diabete. Esiste da tempo la figura dell’insegnante di sostegno, preposta ad aiutare l’inserimento degli alunni disabili.
Il diabete però non è una malattia di per sè invalidante, e non comporta problemi di apprendimento. Anzi il primo passo per l’integrazione è proprio non far sentire il bambino diabetico come un diverso, anzi spingerlo a camminare con le proprie gambe. I problemi logistici da affrontare sono principalmente dovuti alla necessità delle iniezioni, alle misurazioni della glicemia, ed alla dieta. In quest’ottica è importantissimo insegnare il prima possibile al bambino (compatibilmente con l’età, naturalmente) a farsi la puntura e la glicemia da solo. Queste rappresentano il 90% degli ostacoli che affronterà a scuola, ed anche nella vita. Il microinfusore potrebbe aiutare parecchio, pensateci.
Parola d’ordine: collaborazione
Il primo passo è quello di fare due chiacchiere col dirigente scolastisco per informarlo della futura presenza del problema diabete. Conviene cominciare a tastare il terreno con largo anticipo (tipo a fine dell’anno precedente) in modo da poter attivarsi nel caso in cui ci siano problemi di cooperazione. Se il dirigente non ha esperienze precedenti di alunni con diabete, è una buona occasione per informarlo, magari portando degli opuscoli, in modo che abbia idea di cosa significa avere il diabete e come affrontare un’eventuale ipoglicemia. Quelli che vi danno nei centri diabetologici vanno benissimo, ma anche semplicemente quelli trovati su internet tipo:
http://www.progettodiabete.org/teca/manuali_i_bambini_a_scuola_1.html
http://www.progettodiabete.org/teca/manuali_i_bambini_a_scuola_1A.html
Poco prima dell’inizio della scuola, è importante parlarne anche ai professori, in modo che “diano un’occhiata” al bimbo e sappiano comportarsi nell’eventualità di una ipo grave. In particolare l’insegnante di educazione fisica.
Assistenza
Parlare col preside con largo anticipo aiuta nel caso in cui il bambino non è in grado di gestirsi da solo. Qui infatti il problema principale da risolvere è chi e come verrano fatte le punture e bisogna avere il tempo di organizzarsi.
La persona più adatta per le iniezioni è sicuramente il genitore, ma non sempre è possibile causa lavoro. Una soluzione (per un genitore od un parente stretto) che potrebbe aiutare è richiedere la legge 104 per l’assistenza del bimbo. In teoria è possibile ottenere un tot di ore di permesso, utili per recarsi a scuola e tornare. I tempi sono lunghi (un paio di mesi), e non è garantito. E’ necessario il parere positivo di una commissione medica. Maggiori info qui: https://lastranamalattia.wordpress.com/2009/07/14/diabete-invalidita-e-benefici-di-legge/
I docenti dal canto loro non sono obbligati a effettuare terapie farmacologiche. Nè ad effettuare misurazioni di glicemia. E’ possibile mettersi d’accordo, ma trovarne uno disposto a collaborare non è facile… Hanno tutto da perdere.
Se avete amici, parenti o in generale gente di cui vi fidate, è possibile delegarle previa autorizzazione del dirigente scolastico.
L’ultima spiaggia è trovare del personale esterno. Il dirigente scolastico, dietro richiesta scritta da parte dei genitori, deve informare il Comune e, in ultima istanza, l’ASL è OBBLIGATA a fornire un infermiere per assistere il bimbo. Per fare prima, è meglio se il genitore faccia richiesta direttamente alla ASL come Assistenza Domiciliare Integrata (ADI). Anche qua i tempi sono lunghi e c’è da litigare parecchio.
Molto interessanti sono questi link, con i riferimenti alle recenti sentenze in materia:
http://www.mobilita.com/rivista/542007/farmaci.html
http://www.spazioacca.org/assistenza%20sanitaria%20a%20scuola1.pdf
http://www.edscuola.it/archivio/handicap/italia/pomezia/assistenza_sanitaria.htm
Indennità di frequenza
Per i diabetici con meno di 18 anni e con i seguenti requisiti:
- cittadini italiani o UE residente in Italia, o cittadini extracomunicario in possesso del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo;
- iscritti ad un centro di riabilitazione, a centri di formazione professionale, a centri occupazionali o a scuole di ogni grado e ordine;
- con di un reddito annuo personale non superiore a Euro 4.408,95;
E’ possibile richiedere un’indennità di frequenza pari a 256,67 euro (importo 2010) mensili in base alla legge 289/90 in quanto riconosciuti come “minori con difficoltà persistenti a svolgere le funzioni proprie dell’età”. Ci si può rivolgere alla propria ASL o ad un patronato (gratuitamente).
Dieta & Co.
Non è necessaria né obbligatoria una dieta particolare “per diabetici”. Valgono naturalmente le indicazioni del proprio diabetologo. Ultimamente tutte le principali linee guida chiariscono che un bambino con diabete non deve mangiare in modo diverso rispetto ai suoi coetanei, deve avere una dieta varia, completa e sana, ma non diversa. È comunque possibile chiedere un menù “dietetico” o anche solo piccole variazioni al menù previsto per gli altri bambini, contattando i responsabili delle Società che forniscono i pasti alle mense scolastiche.
E’ bene avvertire i docenti nel caso in cui siano previsti spuntini non previsti dall’orario della scuola.
Riassumendo
Nonostante il bambino diabetico sia tutelato da una valanga di leggi in materia di scuola e sanità, nella pratica bisogna fare da soli. Le soluzioni che vanno trovate caso per caso, in base alla buona volontà dei genitori o delle scuole. Le scuole oggi come oggi non hanno nemmeno gli occhi per piangere, e la burocrazia ci mette il suo. C’è ancora tanto da fare… nel frattempo, ai genitori tocca litigare.
Ultimo aggiornamento: 19/04/2010, aggiunta sezione sull’indennità di frequenza.
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